Facciamo un piccolo esercizio di immaginazione insieme: è stato strano arrivare fino a questo guado – con un clima mite come oggi, alla domenica mattina, in questa strada di campagna sul bordo fiume – senza incrociare nessuno.


Immaginiamo invece che a Biella, in una domenica mattina di fine marzo, la gente è qui sul fiume, i bambini giocano, persone sedute leggono, qualcuno suona, si mangia qualcosa in un piccolo chiosco perché è quasi ora di pranzo, c’è una piazzola dove fermarsi, si possono mettere i piedi nell’acqua, e cose del genere. Si può arrivare fino a qui – al guado sotto la tangenziale – e risalire dall’altra riva, c’è una passerella, si arriva sotto agli ex-Rivetti, si sale passando sotto la ferrovia e vicino alle cascine – di cui ci hanno raccontato prima – e si esce praticamente a ridosso del centro della città.

«Questa è una visione che contrasta molto con la realtà che abbiamo davanti»
La sostanza è che il Cervo per la città è un “rimosso”, non esiste più da quando le fabbriche che ci stanno sopra hanno chiuso, non è una risorsa e tanto vale chiuderne l’accesso, come abbiamo visto qui accanto.
Il fiume entra nel racconto pubblico solo per gli eventi traumatici, quando va in piena e distrugge qualcosa diventa “il nemico”: passano due mesi di delirio in cui “bisogna fare qualcosa” di fronte ad un pericolo, ed allora già il fatto di considerare un fiume “pericoloso” è un problema per la città, dopo la storia di anni di relazione produttiva con esso.
Ciò che stiamo cercando di fare con queste iniziative, come Spazio HYDRO e come artisti, è di ribaltare questa narrazione del fiume come “nemico”. Ma cosa può voler dire diventare “amici” di un fiume?
Può sembrare surreale diventare amico di una entità come il Cervo. Ma si può fare ed è necessario immaginarne una relazione diversa.
Prima cosa devo conoscerlo, arrivarci vicino (come oggi), vedere quanta difficoltà faccio per entraci dentro, ma anche capire se ho voglia di conoscere dove è, come è fatto, raccoglierne delle pietre, conoscerne la storia, metterlo in relazione con la città e con le fabbriche…
Da qui passa un processo diciamo di “ri-socializzazione” per riportare i cittadini a viverne le sponde. Un passo fondamentale è riconsiderarlo in maniera diversa. Non più un oggetto, una risorsa da sfruttare, in cui prendevo quello che mi serviva e spesso ci buttavo i miei rifiuti, ma trasformarlo in un soggetto, un attore di cambiamento sul territorio, in qualche modo un “collaboratore” rispetto a come noi viviamo la città e come dovremmo svilupparla, una voce da ascoltare e da prendere in considerazione. Un bene comune, inteso come un soggetto di cui avere rispetto ed elemento necessario per vivere meglio tutti.
È necessario uno sforzo di immaginazione che parte da ciò che stiamo facendo ora: cambiare l’approccio con il Cervo, che poi diventa metafora del cambiamento di rapporto con tutto l’ambiente, includendolo nei discorsi di sviluppo territoriale, di promozione della qualità di vita urbana, degli spazi e delle relazioni che frequentiamo. Crediamo che l’essenza sia questa.
Intervento di aaron inker (pseudonimo di Nicholas Ferrara, artista e operatore culturale tra i fondatori di Spazio HYDRO Biella), realizzato durante la camminata lungo le sponde del torrente Cervo domenica 27 marzo 2022. L’escursione ha avuto luogo all’interno del weekend “River as a common. Il fiume come bene comune e i suoi diritti” del festival FLUVIALE. Arte, ambiente e ricerca sociale a cura di Spazio HYDRO. La camminata è stata una tappa della campagna EST-Urbano alla quale hanno partecipato come “narratori” dei paesaggi attraversati Giovanni Vachino, Michele Cerruti But, Pier Giorgio Clerici, Andrea Polidori, Nicholas Ferrara e Annalisa Zegna.