Osservatorio del biellese beni culturali e paesaggio

Richiesta Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico: cos’è, come funziona

La Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico è prevista dall’articolo 136 del Codice dei Beni Culturali (Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42) per:

  • a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale, singolarità geologica
  • o memoria storica, ivi compresi gli alberi monumentali;
  • b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza;
  • c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale, inclusi i centri ed i nuclei storici;
  • d) le bellezze panoramiche e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze.

Chi la concede?
La Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico è deliberata da un’apposita Commissione Regionale, prevista dal medesimo articolo del Codice dei Beni Culturali.
In Piemonte la Commissione è stata istituita con Decreto Presidente Giunta Regionale del 14 settembre 2015 n. 91. Finora la Commissione Regionale del Piemonte ha accolto 8 istanze e concesso la Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico ad altrettante aree. Un elenco delle Dichiarazioni concesse è disponibile sul sito della Regione.

Che cosa contiene?
Nella presentazione dell’istanza di Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico giocano un ruolo importante:

  • a) la perimetrazione delle aree da includere
  • b) la parte di prescrizioni che può essere inserita già in fase propositiva istruttoria

Qualora accolte dalla Commissione Regionale, le prescrizioni previste da una Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico hanno un valore sovraordinato rispetto ai piani regolatori comunali. Questo significa che gli strumenti urbanistici dei comuni sono obbligati a tenerne conto.

Qual è l’iter di una richiesta di Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico?
Il percorso per richiedere la Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico prevede alcune tappe:

  • una fase di istruttoria (perimetrazioni, stesura delle prescrizioni, raccolta della documentazione a supporto dell’istanza). In questa fase possono esserci già contatti con la Commissione Regionale per definire aspetti formali o altri dettagli.
  • la richiesta viene consegnata alla Commissione Regionale che ha avrà un dato tempo per esaminarla. Nella fase di esame, è previsto che la Commissione Regionale faccia ulteriori approfondimenti, anche sentendo soggetti istituzionali e non istituzionali del territorio coinvolto. Questa fase istruttoria, a regia regionale, comprende anche tempi per la presentazione di osservazioni da parte dei soggetti interessati.
  • la Commissione Regionale delibera sull’istanza e, se accolta, la Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico è poi sancita da una delibera della Giunta Regionale.

A maggio 2023 la Commissione Regionale del Piemonte è pienamente operativa anche se i tempi per la presa in carico dell’istruttoria sono normalmente piuttosto lunghi. Qualora approvata, le prescrizioni contenute nella Dichiarazione non hanno valore retroattivo.

Quali sono state le tappe della richiesta di DNIP su EST-Urbano dell’Osservatorio?

  • Avviati contatti preliminari informali con la Regione per capire l’operatività della Commissione e i possibili tempi di risposta (maggio-giugno 2022);
  • Il direttivo dell’Osservatorio chiede e ottiene dall’assemblea dei soci il mandato a portare avanti l’istanza di Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico (7 giugno 2022);

  • Incarico a un professionista per la redazione e avvio della fase istruttoria (settembre-ottobre 2022).

  • Condivisione della bozza con i soci dell’Osservatorio e con altri soggetti interessati a
    controfirmarla come proponenti o comunque favorevoli a sostenerne la presentazione
    (gennaio 2023);

  • Revisione del testo per arrivare a una versione condivisa (febbraio-marzo 2023);

    Conclusione dell’istruttoria e consegna alla Commissione Regionale (25 aprile 2023)

    Presentazione pubblica dell’istanza di Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico (27 maggio 2023)

Quali sono i soggetti co-firmatari dell’istanza su EST-Urbano?
All’atto della presentazione alla Regione, a fine aprile 2023, hanno controfirmato la richiesta:

  • DocBi Centro Studi Biellesi
  • CNA
  • Confesercenti
  • Cgil Camera del Lavoro
  • Centro documentazione sindacale della Camera del Lavoro
  • Cittadellarte Fondazione Pistoletto
  • Delegazione FAI Biella
  • WWF Piemonte
  • Delegazione UCID Biella
  • Associazione Ars Teatrando

Petizione online a supporto dell’istanza
Per consentire a organizzazioni o singoli cittadini che non hanno potuto co-firmare la richiesta al momento della presentazione, abbiamo aperto una petizione online. Le firme raccolte saranno inviate alla Regione Piemonte quale parte integrante della documentazione prodotta per la richiesta di Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico.

Sguardi: Camminata pubblica domenica 28 maggio

Domenica 28 maggio al pomeriggio riprendono le attività pubbliche della campagna EST-Urbano Bene Comune con un focus sulla partecipazione.
Il primo evento è una camminata pubblica e gratuita dall’ex Ospedale al guado sul Cervo, attraversando le aree urbane e agricole della riva di Chiavazza.

Il ritrovo è fissato per le 14.15 sulla balconata di via G. Carducci, la partenza della camminata alle 14.30 con rientro nel pomeriggio.

Accompagneranno la camminata voci narranti che aiuteranno a “mettere a fuoco” gli elementi del paesaggio dell’EST-Urbano e a comprenderlo come sistema unico e integrato.

I partecipanti sono invitati a contribuire, con le loro fotografie, alla raccolta collettiva di sguardi sull’EST-Urbano che diventeranno le cartoline di un evento finale previsto per settembre.

EST-Urbano Bene Comune infatti è un ciclo di attività e di eventi che l’Osservatorio organizza, tra maggio e settembre, in partnership con Fondazione Pistoletto, Associazione Better Places Spazio Hydro, Associazione LandscapeFor e che vede come maggiore sostenitore la Fondazione Compagnia di San Paolo.


EST-Urbano Bene Comune: si apre una nuova fase della campagna

Lanciata a febbraio del 2022, EST-Urbano è la campagna di sensibilizzazione dell’Osservatorio del Biellese Beni Culturali e Paesaggio ETS per mettere al centro del dibattito pubblico le trasformazioni delle aree comprese tra il vecchio Ospedale, gli ex stabilimenti Rivetti, il torrente Cervo e la Stazione Ferroviaria San Paolo.
Un’area che, come andiamo ripetendo da un anno, per l’Osservatorio, è “un sistema urbano integrato” con una sua coerenza paesaggistica, storica, culturale e che, come tale, andrebbe gestito quando si tratta di deciderne gli assetti urbanistici futuri.

Come organizzazione della società civile, proviamo dunque a dare il nostro contributo, usando gli strumenti che abbiamo a disposizione per riportare quell’area della città al centro del dibattito pubblico.
Lo facciamo agendo su due livelli:

  • quello della cittadinanza attiva presentando alla Regione Piemonte una richiesta formale perché l’EST-Urbano sia dichiarato area di Notevole Interesse Pubblico,
  • quello della partecipazione rimettendo in movimento, per i prossimi mesi, attività, laboratori, esplorazioni, momenti di confronto, raccolta di visioni e buone prassi su rigenerazioni possibili e virtuose.

L’Osservatorio è un ente del terzo settore: non è tra i suoi compiti aggiornare piani regolatori, né può diventare in prima persona agenzia di scouting per requisire investitori. 
Può però mettere in campo operazioni culturali, farsi allo stesso tempo pungolo e proposta, snodo plurale e spazio neutrale perché chi ha la responsabilità e la possibilità di agire, agisca.
Come da un anno a oggi, torniamo a fare, con coerenza, la nostra parte, con tutti coloro che vorranno accettare l’invito e la sfida a cercare soluzioni per una città “di qualità”.

#cittadinanza attiva

Presentazione pubblica della richiesta alla Regione Piemonte di Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico sull’EST-Urbano

Sabato 27 maggio alle 10.00 l’Osservatorio presenta pubblicamente la richiesta che ha inviato alla Regione Piemonte il 25 aprile perché sull’area dell’EST-Urbano venga deliberata la Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico, prevista dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio all’articolo 136.
La presentazione avviene in forma di conferenza stampa aperta al pubblico presso le Sale Auliche della Fondazione Pistoletto Cittadellarte, è organizzata con la collaborazione della Delegazione di Biella del Fondo Ambiente Italiano e avrà tra i relatori il vice presidente nazionale del FAI, Maurizio Rivolta.

Il documento che l’Osservatorio ha trasmesso alla Regione Piemonte è il frutto di un lavoro meticoloso di confronto e armonizzazione con un gruppo di organizzazioni con le quali si è creata una sintonia fin dalle prime fasi della campagna EST-Urbano nel 2022.
Questo lavoro di co-stesura ha prodotto un documento finale che è stato co-firmato prima dell’invio in Regione da:

  • Centro Studi Biellesi DocBI
  • Cittadellarte Fondazione Pistoletto
  • Delegazione UCID Biella
  • WWF Oasi e aree protette del Piemonte ETS
  • Camera del Lavoro CGIL Biella
  • Centro documentazione e biblioteca sindacale A. Massazza Gal Biella
  • CNA Biella
  • Confesercenti Biella
  • Delegazione di Biella Fondo Ambiente Italiano
  • Associazione ARS Teatrando

Durante la presentazione del 27 maggio si aprirà nuovamente una raccolta di firme a sostegno del documento, raccolta che verrà poi trasmessa alla Regione Piemonte come parte integrante dell’istanza.
L’assegnazione del Notevole Interesse Pubblico è deliberata da un’apposita Commissione Regionale e, come consentito dal Codice Beni Culturali, può essere richiesta anche da organizzazioni della società civile, non necessariamente da soggetti istituzionali. Qualora concesso, l’Interesse Pubblico costituisce una tutela che gli strumenti urbanistici comunali sono obbligati a recepire.

#partecipazione

Camminata pubblica Sguardi sull’EST-Urbano

Domenica 28 maggio al pomeriggio riprendono le attività pubbliche di EST-Urbano Bene Comune con un focus sulla partecipazione.
Il primo evento è una camminata pubblica e gratuita dall’ex Ospedale al guado sul Cervo, attraversando le aree urbane e agricole della riva di Chiavazza.
Il ritrovo è fissato per le 14.15 sulla balconata di via G. Carducci, la partenza della camminata alle 14.30 con rientro nel pomeriggio. Accompagneranno la camminata voci narranti che aiuteranno a “mettere a fuoco” gli elementi del paesaggio dell’EST-Urbano e a comprenderlo come sistema unico e integrato.
I partecipanti sono invitati a contribuire, con le loro fotografie, alla raccolta collettiva di sguardi sull’EST-Urbano che diventeranno le cartoline di un evento finale previsto per settembre.

EST-Urbano Bene Comune infatti è un ciclo di attività e di eventi che l’Osservatorio organizza, tra maggio e settembre, in partnership con Fondazione Pistoletto, Associazione Better Places Spazio Hydro, Associazione LandscapeFor e che vede come maggiore sostenitore la Fondazione Compagnia di San Paolo.

Presentazione richiesta di Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico

Sabato 27 maggio 2023 alle 10.00 l’Osservatorio presenta pubblicamente la richiesta che ha inviato alla Regione Piemonte il 25 aprile perché sull’area dell’EST-Urbano venga deliberata la Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico, prevista dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio all’articolo 136.
La presentazione avviene in forma di conferenza stampa aperta al pubblico presso le Sale Auliche della Fondazione Pistoletto Cittadellarte, è organizzata in collaborazione con la Delegazione di Biella del Fondo Ambiente Italiano e avrà tra i relatori il vice presidente nazionale del FAI, Maurizio Rivolta.

Il documento che l’Osservatorio ha trasmesso alla Regione Piemonte è il frutto di un lavoro meticoloso di confronto e armonizzazione con un gruppo di organizzazioni con le quali si è creata una sintonia fin dalle prime fasi della campagna EST-Urbano nel 2022.
Questo lavoro di co-stesura ha prodotto un documento finale che è stato co-firmato prima dell’invio in Regione da:

  • Centro Studi Biellesi DocBI
  • Cittadellarte Fondazione Pistoletto
  • Delegazione UCID Biella
  • WWF Oasi e aree protette del Piemonte ETS
  • Camera del Lavoro CGIL Biella
  • Centro documentazione e biblioteca sindacale A. Massazza Gal Biella
  • CNA Biella
  • Confesercenti Biella
  • Delegazione di Biella Fondo Ambiente Italiano
  • Associazione ARS Teatrando

Durante la presentazione del 27 maggio si aprirà nuovamente una raccolta di firme a sostegno del documento, raccolta che verrà poi trasmessa alla Regione Piemonte come parte integrante dell’istanza.
L’assegnazione del Notevole Interesse Pubblico è deliberata da un’apposita Commissione Regionale e, come consentito dal Codice Beni Culturali, può essere richiesta anche da organizzazioni della società civile, non necessariamente da soggetti istituzionali. Qualora concesso, l’Interesse Pubblico costituisce una tutela che gli strumenti urbanistici comunali sono obbligati a recepire.

Il calendario 2023 di EST-Urbano

La campagna EST-Urbano è un percorso di partecipazione in progress. Qui raccogliamo le date degli eventi a regia dell’Osservatorio del Biellese Beni Culturali e Paesaggio accanto a quelli organizzati in collaborazione con i nostri soci o altre organizzazioni.

28 maggio 2023

27 maggio 2023

23 ottobre 2022

30 giugno 2022

15 maggio 2022

7 maggio 2022

Iniziativa rinviata a nuova data

30 marzo 2022

27 marzo 2022

16 febbraio 2022

9 febbraio 2022

Intervento del FAI: «Centri commerciali negli ex Rivetti? Un errore già visto troppe volte»

Il vice presidente del Fondo Ambiente Italiano, Maurizio Rivolta, è intervenuto con una presa di posizione molto netta e critica sui progetti che riguardano gli ex insediamenti Rivetti e che sono oggetto della nostra campagna EST-Urbano. Abbiamo scelto di trascrivere in modo letterale il discorso per darne una cronaca il più oggettiva possibile.

«Gli amici della delegazione FAI di Biella mi hanno segnalato il problema del complesso degli ex Lanifici e Pettinature Rivetti quando hanno saputo che venivo qui. E da quello che ho visto si tratta di un progetto, non di ristrutturazione, ma di ricementificazione di tutta quell’area.

Un progetto che, scusate, lasciatemelo dire… no, non facciamo più errori di questo genere!
Perché di centri commerciali ormai ce ne sono non troppi ma di più. Tra l’altro si stanno cannibalizzando uno con l’altro, quindi non è una scelta intelligente nemmeno più dal punto di vista economico ma è fallimentare. Vuol dire semplicemente caricare dei costi che poi pagheranno le generazioni e le economie future.

«Ho saputo che qui nell’ex Pettinatura Pagano faranno un centro commerciale con addirittura un nuovo distributore di benzina. Ma c’è veramente bisogno di un nuovo distributore di benzina»?

«Qui siamo ancora legati a una progettualità che è vecchia, obsoleta. Ora, certo, quella è una zona industriale che va recuperata però c’è il torrente Cervo sotto, c’è un’area agricola subito dopo il torrente, bene… si può recuperare con intelligenza, usando proprio la bellezza come criterio.

«Si tratta di usare un po’ di intelligenza, un po’ di buongusto – cose che a noi italiani non mancano – un po’ di senso della collettività e senso del futuro e riuscire a fare una rigenerazione urbana che è interessante anche dal punto di vista economico».

«E sono convinto che se fai dei progetti intelligenti, le risorse si trovano, pubbliche e private. Sarebbe importante per dare alla città di Biella, a quello che è il suo ingresso, un’apertura gradevole, qualcosa che dà un valore aggiunto e fa diventare la provincia non una zona esterna, dipendente dalle grandi città. Ecco, non commettiamo più errori che sono stati fatti anni fa e che adesso sono qui e che creano la bruttezza».

Questo post è la trascrizione quasi letterale dell’intervento che Maurizio Rivolta ha tenuto sabato 8 ottobre 2022 a Palazzo Gromo Losa di Biella nell’ambito della cerimonia di consegna del premio +BellezzainValle. Un’iniziativa organizzata dal Rotary Club di Valle Mosso con Fondazione Biellezza, Reda, Banca Sella, Umberto Scarlatta Costruzioni, Yukon, OrangePix e Sellmat. Rivolta partecipava a una tavola rotonda con Elena Granata, Luisa Bocchietto e Federico Samaden. Per informazioni sulla giornata si può accedere alla pagina social del premio.

EST-Urbano Fiorire Deserti, serata in parrocchia il 30 giugno

Il cammino di condivisione e partecipazione con gli abitanti del quartiere San Paolo continua con una nuova tappa dopo la passeggiata del 15 maggio.

Giovedì 30 giugno dalle 21.00 incontro in oratorio in via Zara 16 a Biella.

Per conoscere le riflessioni raccolte durante la camminata. Per raccontare i lavori dei ragazzi delle scuole del quartiere. Per ascoltare esperienze di rigenerazione virtuose. Per tracciare insieme le prossime tappe del cammino.

locandina fiorire deserti 30 giugno

Ex Pettinature Riunite: le nostre osservazioni al progetto

Sono tre i nodi attorno ai quali si sviluppano le osservazioni che come Osservatorio del Biellese Beni Culturali e Paesaggio abbiamo presentato all’elaborato progettuale sulle ex Pettinature Riunite di via Carso.

La presentazione delle osservazioni, avvenuta il 2 maggio 2022, ha avuto un antefatto nella riunione che era stata convocata dal Comune di Biella per venerdì 15 aprile 2022 e che aveva come oggetto “incontro sviluppo urbanistica polo urbano”. A quella riunione, inserita nel percorso di programmazione del DUC – Distretto Urbano del Commercio – erano stati invitati e hanno partecipato i delegati di Confersercenti e CNA Biella, la delegazione del Fondo Ambiente Italiano, la sezione provinciale dell’Ordine degli Architetti, l’ANCE, l’Unione Industriale Biellese. Questo è il testo integrale del nostro documento.

Il nodo della partecipazione

L’Osservatorio del Biellese Beni Culturali e Paesaggio sta portando avanti dall’autunno 2021 la campagna EST-Urbano della quale si allega il documento con una sintesi delle motivazioni che l’hanno innescata e degli obiettivi che si vorrebbero raggiungere.
Uno dei presupposti fondamentali su cui la campagna si basa è che ai cittadini, agli abitanti del paesaggio, vengano dati spazi e strumenti per partecipare in modo attivo alle trasformazioni che riguardano i loro ambienti di vita.

L’elemento della partecipazione degli abitanti è uno dei cardini della Convenzione Europea del Paesaggio del Consiglio d’Europa, la Carta sovraordinata rispetto alla legislazione nazionale, a cui l’Osservatorio si ispira fin dagli esordi della propria attività.

In merito all’elaborato progettuale in oggetto, l’Osservatorio chiede quindi all’amministrazione comunale che vengano forniti con urgenza gli spazi e gli strumenti affinché gli abitanti, in particolare i residenti del quartiere San Paolo, possano formulare le loro osservazioni. 
L’Osservatorio chiede inoltre che venga loro riconosciuto il ruolo di esperti in quanto portatori di competenze esclusive circa i luoghi in cui vivono e che come tali possano essere considerati un portatore di interesse al pari di altri enti intermedi giuridicamente organizzati.

Prima di addentrarsi nelle osservazioni puntuali al progetto presentato, riteniamo importante fare ancora una considerazione sul metodo con cui approcciare un progetto di tale portata urbanistica e socio economica: sarebbe importante che al disegno fosse allegata un’analisi storico-urbanistica e ambientale del contesto su cui si interviene, affinché la scelta, fatta formalmente dal Consiglio Comunale e, indirettamente, dalla cittadinanza, possa essere veramente consapevole. Non a caso infatti il Piano Regolatore Generale della città di Biella, riconoscendo il valore specifico di questa porzione di città, subordina l’attuazione delle trasformazioni, consentite dal PRG stesso, a un piano particolareggiato. Questa, a nostro parere, dovrebbe essere la via maestra da perseguire, non solo per l’Ex-Pagano ma per tutto l’asse, sebbene siamo consapevoli che la definizione di un nuovo piano attuativo sarebbe molto onerosa in termini di tempo, riteniamo che un rallentamento delle operazioni, in questo caso, sarebbe da considerarsi non un intralcio allo sviluppo della città, ma un investimento affinché un nuovo sviluppo si possa davvero realizzare.  In assenza di tale piano, sarebbe comunque importante che il Comune stipulasse una Convenzione con i proprietari, utilizzando la possibilità prevista dalla legge regionale, al fine di tutelare gli interessi pubblici relativi a questo luogo. 
 
1.1 Osservazioni di dettaglio: traffico, sicurezza, vivibilità
Da un esame dell’elaborato, si deduce per esempio che il nuovo complesso comporterà ripercussioni sugli aspetti della viabilità e della sicurezza che avranno un impatto del quale i residenti devono poter valutare l’entità, senza che venga loro semplicemente imposto di adattarsi passivamente, senza tener conto delle loro eventuali istanze in merito.

Dalle nostre interlocuzioni informali con gli abitanti del quartiere San Paolo, emerge come già nelle condizioni di traffico attuali la via Carso venga percepita come una “trincea” oltre la quale è molto disagevole e pericoloso spingersi.
Immaginare in quel punto l’ulteriore carico di traffico leggero e pesante di un’area commerciale – con addirittura annesso distributore di carburanti – senza gli adeguati e radicali correttivi, significa generare una cesura ancora più profonda tra il quartiere e le aree verdi sul lato opposto della strada (parco giochi, parco aquiloni, bike park..), spazi di vivibilità preziosi per generazioni differenti, soprattutto in considerazione della presenza nelle immediate vicinanze del costruendo insediamento commerciale di ben due istituti scolastici, di un asilo nido, degli edifici parrocchiali con la piazza del quartiere circondata da abitazioni.
Ciò che sembra decisamente mancare è un ragionamento attorno ai percorsi pedonali e ciclabili che dovrebbero essere elemento guida per la definizione delle scelte progettuali in ambito viabilistico. La scelta di prevedere nuove rotonde in ambito urbano, con caratteristiche idonee alla viabilità di scorrimento e pericolose per pedoni e ciclisti,  non è coerente con l’idea di inserire una pista ciclabile lungo l’affaccio sul torrente: sarebbe meglio adottare soluzioni alternative, ampiamente utilizzate in ambito europeo, quali “piastre pedonali rialzate”, “restringimenti di carreggiata”, “prevalenza visiva dei percorsi pedonali”, ecc. Insomma tutto ciò che potrebbe favorire adeguate connessioni tra l’area oggetto di recupero e le componenti del contesto urbanistico circostante.

Il nodo delle connessioni

L’elemento della viabilità così come emerge dall’elaborato, e come anticipato, evidenzia un altro punto di criticità: quello delle connessioni del nuovo insediamento con il contesto urbano nel quale si innesta.
Connessioni che riguardano diversi livelli di prossimità: i collegamenti tra il nuovo insediamento e il quartiere, in primo luogo, ma anche la relazione con il resto della città e con la sponda verde sul torrente Cervo, un’area oggi del tutto incolta ma che potrebbe diventare, in prospettiva, la sede di un parco urbano con percorsi per le attività outdoor e spazi fruibili dagli abitanti.

2.1 Osservazioni di dettaglio: assenza o insufficienza dei collegamenti ciclo-pedonali
Parlando di connessioni, evidenziamo la mancanza di qualsivoglia forma di passaggio pedonale-ciclabile protetto che consenta un attraversamento sicuro della via Carso e consenta ai residenti di fruire in modo sicuro non solo delle aree verdi sul lato opposto ma, paradossalmente, persino del nuovo insediamento commerciale, che sembra essere destinato a un’utenza esclusivamente automunita. 

Segnaliamo inoltre la mancanza di connessione ciclo-pedonale adeguata e sicura tra il quartiere e il percorso ciclo-pedonale di gronda previsto nell’elaborato, così come evidenziamo l’assenza di un collegamento di viabilità leggera che possa servire, in prospettiva, tra il nuovo insediamento e il resto del centro storico, mettendo in relazione la Stazione San Paolo con il centro. 

Il tracciato ciclo-pedonale riportato sull’elaborato appare del tutto monco. Sembrerebbe essere stato inserito in maniera approssimativa e frettolosa, solo perché richiesto dagli standard urbanistici, ma con scarsa attenzione alla sua reale fruibilità in quanto appare privo di sbocchi o connessioni con percorsi esistenti e del tutto privo di quelle opere accessorie – piazzole di sosta, spazi di aggregazione, arredo – che potrebbero renderlo effettivamente un’opera utile agli abitanti del quartiere e alla città. 
Considerando l’EST-Urbano un sistema connesso e integrato, a nostro avviso quel tracciato ciclo-pedonale dovrebbe essere concepito come la porzione di un futuro collegamento che consenta di partire dalla Stazione San Paolo e raggiungere l’area delle Fondazioni a ridosso del Ponte di Chiavazza con diramazioni verso il centro cittadino e le sponde verdi lungo il torrente.
Un ultimo aspetto che si ritiene utile sottolineare è la forte carenza di aree verdi (a parte le poche marginali presenti nella tavola di progetto), sia in relazione all’obiettivo di ridurre la superficie impermeabile del grande lotto di intervento, che per la sentita necessità di utilizzare il verde come tessuto connettivo e favorire il collegamento con le aree verdi circostanti.

Il nodo della coerenza

Uno dei concetti fondamentali su cui la campagna EST-Urbano si basa è l’unicità coerente dell’area cittadina che, partendo dall’ex Ospedale e arrivando alla stazione San Paolo, ingloba quanto resta del complesso industriale della ex proprietà Rivetti e abbraccia il torrente Cervo con entrambe le sue sponde.

L’Osservatorio ritiene che quest’area – da noi denominata EST-Urbano – non sia una somma incoerente di corpi urbani e aree dismesse ma rappresenti un continuum paesaggistico, pregno dei valori identitari forti della città e del territorio Biellese. 
Il paesaggio dell’EST-Urbano è il “biglietto da visita”, scritto nel paesaggio, di ciò che Biella è stata ed è nell’immaginario diffuso. Se cancelliamo quei luoghi e con essi i valori (sociali, economici, storici) che rappresentano, avremmo contribuito a demolire alcuni degli elementi fisici, tangibili che supportano la narrazione di “Biella città della lana e del tessile”. 
L’EST-Urbano non solo è coerente al proprio interno ma è coerente e connesso altresì con l’area che va dal Ponte della Maddalena al Ponte di Chiavazza – quella che abbiamo definito “delle fondazioni” – di cui costituisce un naturale completamento. 
Nell’arco di pochi chilometri, sulla riva del medesimo torrente, dentro la stessa città, si trova dispiegata la storia dell’industria tessile dal Settecento al Novecento, con esempi di soluzioni ingegneristiche e architettoniche eccezionali nel panorama italiano e, per ampiezza e omogeneità, presumiamo rare anche a livello europeo. 
Un tratto distintivo potente che rappresenta, a nostro avviso, una grande opportunità per il presente e il futuro di Biella e che rischia invece la banalizzazione – estetica e funzionale – trasformandosi nell’ennesima area commerciale, tristemente identica a migliaia di cloni sparsi in tutte le periferie della provincia italiana, in un momento storico, peraltro, nel quale il declino del modello commerciale basato sulla GDO e gli agglomerati commerciali generici è ormai conclamato e documentato da studi autorevoli.

L’elaborato in oggetto sarà dunque coerente con quanto consentito dall’attuale Piano Regolatore – sebbene necessiti di una “deroga” per la approvazione nelle forme previste – avrà pure ricevuto il benestare della Soprintendenza, sicuramente è accettabile dal punto di vista formale e soddisferà i legittimi interessi dei proponenti l’investimento ma rappresenta, a nostro avviso, il primo, inesorabile passo per demolire l’unicità straordinaria e coerente dell’EST-Urbano.

L’impatto dei parcheggi a vista previsti dall’elaborato – peraltro una scelta progettuale datata, non in linea con l’approccio contemporaneo che detta di interrare i posti auto della GDO – e l’impatto visivo del distributore di carburante sullo skyline della città, rappresentano a nostro avviso un punto di scadimento qualitativo senza ritorno.

La provincia italiana è piena – e qui aggiungiamo l’avverbio “purtroppo” – di tali “progetti accettabili” che hanno fatto piazza pulita della memoria dei luoghi e degli ambienti di vita delle comunità per sostituirli con non-luoghi del consumo in una logica di mercato miope. Biella da questo punto di vista non fa eccezione: quello cui oggi assistiamo non è che l’episodio più recente in ordine di tempo in cui la Politica ha derogato al proprio ruolo per assecondare o ossequiare il mercato, a scapito di una visione di qualità complessiva della città. 

Per inciso, inoltre, non possiamo esimerci dal notare lo “strabismo” col quale, da un lato, l’amministrazione comunale cittadina supporta un piano di rigenerazione dei vuoti commerciali creatisi negli anni recenti lungo la strada Trossi e, dall’altro, peraltro lungo lo stesso asse viario, consente che si ricreino le condizioni che quei vuoti hanno generato. Essendo stato l’Osservatorio individuato da Fondazione Biellezza come partner nel monitoraggio del futuro andamento del progetto Trossi, ci sembra utile mettere in luce anche questa “incoerenza di scenario”. 

Se la Politica è da intendersi come il “governo della polis”, poche altre scelte hanno una pregnanza così profondamente e radicalmente “politica” come quelle che riguardano le trasformazioni del paesaggio. Se l’adeguamento puntuale degli strumenti urbanistici della città alle trasformazioni dello scenario locale e globale fosse stata ritenuta una priorità da perseguire con costanza, forse oggi non saremmo qui a scrivere questo documento.

Ed è dunque a questa Politica con la maiuscola, che l’Osservatorio oggi fa appello affinché l’amministrazione comunale non si accontenti di ciò che sulla carta è accettabile ma abbia il coraggio di cambiare il passo, di volare più in alto, tenendo presente che, laddove i progettisti di questo elaborato hanno inserito i loro margini indistinti e bianchi, c’è una comunità della cui storia è responsabile.

Quadro di riepilogo delle osservazioni
  • Richiesta di avviare con urgenza una adeguata consultazione dei residenti del quartiere San Paolo sull’elaborato in oggetto affinché le loro competenze specifiche e uniche di abitanti di quel paesaggio possano essere prioritariamente tenute in conto.
  • Segnalazione del pesante impatto sulla viabilità della via Carso del traffico leggero e pesante che sarà generato dal nuovo insediamento. La strada già oggi ha un transito notevole, specie in alcune fasce orarie, essendo una delle direttrici che portano dentro il centro cittadino.
  • Segnalazione dell’urgenza di prevedere pertanto attraversamenti ciclo-pedonali della via Carso sicuri in virtù del fatto che, sul lato opposto al nuovo insediamento commerciale, ci sono due edifici scolastici, un asilo nido e, a poche centinaia di metri, la parrocchia con la piazza ed edifici sede di numerose attività in tutte le stagioni dell’anno.
  • Segnalazione dell’inadeguatezza del percorso ciclo-pedonale di gronda, così come disegnato nell’elaborato, a garantire una connessione sicura e soprattutto fruibile per gli abitanti.
  • Segnalazione del forte impatto visivo dell’area parcheggi completamente priva di qualsiasi schermatura.
  • Segnalazione della totale inappropriatezza dell’insediamento di un distributore di carburanti a ridosso di quello che dovrebbe essere il percorso ciclo-pedonale, a due passi da aree verdi e parchi giochi. Un vero e proprio “corpo estraneo” laddove sarebbero auspicabili invece spazi di ristoro all’aperto o arredo urbano a misura di famiglie e di bambini.
  • Segnalazione della forte carenza di aree verdi all’interno del comparto di progetto.

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Fiorire Deserti, la gallery della passeggiata

La partecipazione può avere l’aspetto giocoso di una passeggiata in un pomeriggio di maggio, col cielo biellese che minaccia pioggia ma la voglia di stare insieme e, insieme, di far sentire la propria voce sul paesaggio che abitiamo.

Domenica 15 maggio 2022 la campagna EST-Urbano dell’Osservatorio del Biellese Beni Culturali e Paesaggio si è trasformata in “Fiorire Deserti”, un’esplorazione di sensibilizzazione per capire, sentire e immaginare gli spazi a est della città, organizzata, in modo entusiasta e impeccabile, dalla Parrocchia di San Paolo.

Tre i gruppi che sono stati accompagnati lungo un percorso in quattro tappe, dal parcheggione di via Cernaia fino al fondo alla via Carso, nel giardino a ridosso della Stazione San Paolo. All’ultima fermata ai partecipanti – adulti e bambini – è stato chiesto di compilare un questionario che farà da supporto alle prossime tappe del processo partecipativo di cui la passeggiata è stato l’esordio. I narratori-guida della giornata sono stati Pier Giorgio Clerici, Emilio Casoli, Roberta Antonelli mentre l’accoglienza all’ultima tappa è stata affidata a Marco Secchia. Tanti i volontari coinvolti nella giornata e a ciascuno di loro va il nostro grazie.

Grazie a tutti coloro che hanno partecipato e, insieme agli organizzatori, hanno accettato di mettersi in gioco, ognuno con la propria esperienza e competenza, per riflettere e immaginare insieme una città possibile. Chi abita un paesaggio è l’esperto più importante di un dato luogo, quello che andrebbe sempre chiamato in causa e sentito perché è l’unico a poter portare nella progettazione di uno spazio, un punto di vista unico e insostituibile.

«E’ necessario rovesciare radicalmente la gerarchia della progettazione dei luoghi: partire sempre dalla vita delle persone, dedicarsi poi allo spazio pubblico e condiviso e, solo alla fine, agli edifici, gli ultimi cui dovremmo prestare attenzione»

Jan Gehl, urbanista, in Making cities for people

Fiorire Deserti: passeggiata con gli abitanti dell’EST-Urbano

Domenica 15 maggio 2022 grazie all’organizzazione della Parrocchia di San Paolo la campagna EST-Urbano diventa “Fiorire Deserti”: una passeggiata di sensibilizzazione per capire, sentire, immaginare il paesaggio insieme ai suoi abitanti.

est-urbano-parrocchia-san-paolo-fiorire-deserti

Ivrea come case history: gli interventi di Redolfi e Ardissone

Come è stato possibile trasfomare gli edifici dismessi dell’epoca Olivettiana in un innovation hub dove la storia e valori dei luoghi si coniugano con il fare impresa?

Nell’ambito della campagna EST-Urbano abbiamo ospitato il 30 marzo 2022 gli interventi di Alberto Redolfi, architetto urbanista, e di Andrea Ardissone, presidente di ICONA srl.

Alberto Redolfi, architetto e urbanista

Andrea Ardissone, presidente ICONA srl

Puoi rivedere lo streaming dell’intero webinar e le clip del dibattito sul canale YouTube dell’Osservatorio.

«Immaginiamo una domenica sul Cervo in un paesaggio che ridiventa di tutti»

Facciamo un piccolo esercizio di immaginazione insieme: è stato strano arrivare fino a questo guado – con un clima mite come oggi, alla domenica mattina, in questa strada di campagna sul bordo fiume – senza incrociare nessuno.

persone che camminano in una pianura verde cervo biella
guardo torrente cervo biella


Immaginiamo invece che a Biella, in una domenica mattina di fine marzo, la gente è qui sul fiume, i bambini giocano, persone sedute leggono, qualcuno suona, si mangia qualcosa in un piccolo chiosco perché è quasi ora di pranzo, c’è una piazzola dove fermarsi, si possono mettere i piedi nell’acqua, e cose del genere. Si può arrivare fino a qui – al guado sotto la tangenziale – e risalire dall’altra riva, c’è una passerella, si arriva sotto agli ex-Rivetti, si sale passando sotto la ferrovia e vicino alle cascine – di cui ci hanno raccontato prima – e si esce praticamente a ridosso del centro della città.

«Questa è una visione che contrasta molto con la realtà che abbiamo davanti»


La sostanza è che il Cervo per la città è un “rimosso”, non esiste più da quando le fabbriche che ci stanno sopra hanno chiuso, non è una risorsa e tanto vale chiuderne l’accesso, come abbiamo visto qui accanto.
Il fiume entra nel racconto pubblico solo per gli eventi traumatici, quando va in piena e distrugge qualcosa diventa “il nemico”: passano due mesi di delirio in cui “bisogna fare qualcosa” di fronte ad un pericolo, ed allora già il fatto di considerare un fiume “pericoloso” è un problema per la città, dopo la storia di anni di relazione produttiva con esso.

Ciò che stiamo cercando di fare con queste iniziative, come Spazio HYDRO e come artisti, è di ribaltare questa narrazione del fiume come “nemico”. Ma cosa può voler dire diventare “amici” di un fiume?


Può sembrare surreale diventare amico di una entità come il Cervo. Ma si può fare ed è necessario immaginarne una relazione diversa.
Prima cosa devo conoscerlo, arrivarci vicino (come oggi), vedere quanta difficoltà faccio per entraci dentro, ma anche capire se ho voglia di conoscere dove è, come è fatto, raccoglierne delle pietre, conoscerne la storia, metterlo in relazione con la città e con le fabbriche…
Da qui passa un processo diciamo di “ri-socializzazione” per riportare i cittadini a viverne le sponde. Un passo fondamentale è riconsiderarlo in maniera diversa. Non più un oggetto, una risorsa da sfruttare, in cui prendevo quello che mi serviva e spesso ci buttavo i miei rifiuti, ma trasformarlo in un soggetto, un attore di cambiamento sul territorio, in qualche modo un “collaboratore” rispetto a come noi viviamo la città e come dovremmo svilupparla, una voce da ascoltare e da prendere in considerazione. Un bene comune, inteso come un soggetto di cui avere rispetto ed elemento necessario per vivere meglio tutti.

È necessario uno sforzo di immaginazione che parte da ciò che stiamo facendo ora: cambiare l’approccio con il Cervo, che poi diventa metafora del cambiamento di rapporto con tutto l’ambiente, includendolo nei discorsi di sviluppo territoriale, di promozione della qualità di vita urbana, degli spazi e delle relazioni che frequentiamo. Crediamo che l’essenza sia questa.

Intervento di aaron inker (pseudonimo di Nicholas Ferrara, artista e operatore culturale tra i fondatori di Spazio HYDRO Biella), realizzato durante la camminata lungo le sponde del torrente Cervo domenica 27 marzo 2022. L’escursione ha avuto luogo all’interno del weekend “River as a common. Il fiume come bene comune e i suoi diritti” del festival FLUVIALE. Arte, ambiente e ricerca sociale a cura di Spazio HYDRO. La camminata è stata una tappa della campagna EST-Urbano alla quale hanno partecipato come “narratori” dei paesaggi attraversati Giovanni Vachino, Michele Cerruti But, Pier Giorgio Clerici, Andrea Polidori, Nicholas Ferrara e Annalisa Zegna.

Salvare l’anima delle ex Fabbriche Rivetti

Le ex Fabbriche Rivetti, luogo cruciale della campagna EST-Urbano, sono state raccontate da un servizio del giornalista di RAI3 Piemonte, Vanni Caratto, andato in onda giovedì 17 marzo 2022 nella trasmissione Buongiorno Regione.

Il servizio si apre con l’intervista a Pier Giorgio Clerici del Centro Documentazione Camera del Lavoro che, figlio e nipote di operai dell’ex Rivetti, ha egli stesso lavorato all’interno del grande complesso di via Carso. Pier Giorgio apre con una dichiarazione che meglio di tante altre sintetizza il percorso che abbiamo messo in moto con EST-Urbano

«E’ importante salvare l’anima, lo spirito di questi luoghi. Perché sennò è ammazzare la città»

Pier Giorgio Clerici, centro documentazione cgil biella

La clip completa del servizio di Vanni Caratto è disponibile sul sito di RaiNews.

EST-Urbano: qual è la nostra Agenda

Cosa pensiamo

  • EST-Urbano non è una somma incoerente di aree dismesse e interstizi di città, bensì è un sistema urbano unico e come tale va guardato, capito, immaginato.
  • Il sistema dell’EST-Urbano contiene, scritti nel paesaggio, i valori della città laniera che Biella è stata nella Storia.
  • Sono luoghi che parlano di lavoro, di imprenditorialità, di conquiste sociali, di diritti. Valori di cui il presente (e il futuro) hanno ancora bisogno.
  • Le due rive verdi e il torrente sono un valore ambientale. Un’area di natura in città che può diventare una risorsa tutta da vivere.

Agenda

– Raccogliere contributi metodologici, strumenti di analisi, buone prassi da esperti di rigenerazione urbana e territoriale, da restituire attraverso eventi e iniziative per pubblici specializzati o generici.

– Raccogliere e promuovere buone prassi imprenditoriali che coniughino innovazione, sostenbilità, responsabilità sociale.

– Sostenere un processo culturale che metta in luce i valori storici, sociali, ambientali dell’EST-Urbano e dell’industria manifatturiera che ha plasmato il paesaggio di Biella.

– Costruire uno spazio terzo, super partes, di dibattito e riflessione per i portatori di interesse pubblici e privati, adoperandoci affinchè EST-Urbano entri nelle loro agende.

Cosa vogliamo

  • Che il sistema EST-Urbano diventi un esempio di riqualificazione e rivalorizzazione del paesaggio industriale di Biella e del Biellese.
  • Che il sistema EST-Urbano sia un luogo attrattivo per chi vuole fare impresa di qualità, sostenibile nel tempo, attenta al contesto sociale e umano.
  • Che il sistema EST-Urbano diventi un luogo accogliente, fruibile e possa migliorare la qualità della vita di chi lo abiterà.
  • Che il progetto finale sull’EST-Urbano, qualunque esso sia, nasca dalla città, dalla condivisione più ampia possibile delle visioni, dei bisogni, degli sguardi.

Cosa non vogliamo

  • L’approccio “spezzatino”: ogni elemento – aree dismesse, singoli edifici, zone verdi, torrente –   gestito come fosse staccato da tutto il sistema, senza coerenza, senza una visione complessiva.
  • Le operazioni immobiliari mordi-e-fuggi di bassa qualità che hanno un doppio effetto: degradano per sempre il valore del sistema e dell’intera città, rischiano di trasformarsi in nuove aree dismesse nel giro di pochi anni.
  • Il basso livello di attenzione della comunità che consente a operazioni immobiliari di scarsa qualià di compiersi e arriva persino a giustificarle quasi fossero un “male minore” o una sorta di inevitabile destino, davanti al quale non possiamo far altro che alzare le mani.
  • La visione “passatista” nostalgica per cui tutto deve essere museificato o quella “iper-vincolistica” per la quale tutto deve restare intoccato e intoccabile.

EST-Urbano Agenda in pdf sfogliabile

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EST-Urbano: rivedi la tavola rotonda

Capire i luoghi del sistema EST-Urbano partendo dalla prospettiva di chi li abita o ci lavora. Questi i temi della seconda serata di EST-Urbano Momento Zero 16 febbraio 2022.
Alla tavola rotonda digitale sono intervenuti Luca Guzzo (Confederazione Nazionale Artigianato), Angelo Sacco (Confersercenti), Vittorio Porta (Ordine Provinciale degli Architetti), Franco Panuccio (Collegio Costruttori ANCE Biella), Davide Furfaro (delegazione FAI Biella), Nicholas Ferrara (Better Places aps/Spazio Hydro), Mauro Vercellotti (UCID Biella). Inoltre Paola Bacchi ha presentato gli esiti del concorso di idee sull’ex Ospedale realizzato nel 2013 mentre Andrea Polidori, vice presidente dell’Osservatorio, ha parlato dello studio di fattibilità del Parco Fluviale del cui gruppo di lavoro aveva fatto parte. La serata è stata moderata dal professor Paolo Castelnovi.

EST-Urbano: rivedi gli interventi di Brustio e Castelnovi

Dalla Stazione San Paolo all’ex Ospedale: quali sono le tutele che riguardano il sistema EST-Urbano di Biella. E perché si deve parlare di “sistema”?
RIVEDI GLI INTERVENTI DELL’ONLINE TALK DEL 9 FEBBRAIO 2022 SUL CANALE YOUTUBE
– Paolo Castelnovi,  docente di progettazione urbanistica e pianificazione territoriale al Politecnico di Torino fino al 2012, coordinatore di numerosi strumenti tra cui i PPR del Piemonte e il PTP della Valle d’Aosta.

Marina Brustio, architetto, funzionario di zona per la tutela monumentale e paesaggistica della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Biella, Novara, Vercelli e VCO.




Q&A e dibattito finale

EST-Urbano: un percorso condiviso e plurale

Mercoledì 9 febbraio si è aperta la campagna EST-Urbano con il primo online talk. Questa è l’introduzione della presidente dell’Osservatorio del Biellese Beni Culturali e Paesaggio alla serata. La registrazione di tutto il talk è disponibile sulla pagina Facebook dell’Osservatorio e presto saranno disponibili i video dei singoli interventi sul nostro canale YouTube.

«Comincio col dirvi cosa vorremmo fosse EST-Urbano. Vorremmo fosse una campagna di sensibilizzazione e riflessione condivisa sul futuro di quella parte della città di Biella che va dall’ex Ospedale alla stazione San Paolo.

La nostra idea di EST-Urbano la vedete nel logo che abbiamo scelto per questa campagna.
In questo logo i tre colori indicano il fiume, le aree verdi lungo le sue sponde e i “corpi urbani” che sono, a partire dall’alto il vecchio Ospedale, le ex Pettinature, gli Ex Rivetti fino all’ultimo riquadro giallo che è la stazione ferroviaria.
Da questa rappresentazione si capisce come EST-Urbano sia un sistema. Non una semplice somma di oggetti. E questa complessità chiede, a nostro avviso, uno sforzo di comprensione, esplorazione, immaginazione che deve andare oltre le singole “scatole vuote” – permettetemi di chiamarle così – e i singoli progetti su quelle “scatole vuote”.

Quando dico “a nostro avviso” parlo a nome dell’Osservatorio del Biellese Beni Culturali e Paesaggio che è il promotore di EST-Urbano e del processo partecipativo condiviso che inizia questa sera e che ha già una seconda tappa vicinissima, la tavola rotonda di mercoledì 16 febbraio alle 21 alla quale siete invitati.

Questo cui state partecipando infatti non è un convegno che si chiuderà nel momento in cui spegneremo il computer.
Vorremmo fosse invece l’avvio di un percorso di dialogo e riflessione a più voci con l’obiettivo di alzare il livello, alzare lo sguardo, come fossimo anche noi dei droni, per provare insieme a capire e immaginare quali opportunità per la città di Biella contenga il sistema dell’EST-Urbano.

L’Osservatorio non è nuovo a questi processi. Esistiamo dal 1998. Siamo un’organizzazione del terzo settore che ha al suo interno associazioni, fondazioni, soggetti che sono espressione della società civile e sono impegnati, a vario titolo, nel campo del paesaggio e dei beni culturali.

Il paesaggio è lo spazio dentro il quale viviamo tutti insieme. E’ così che lo intendiamo all’Osservatorio. E’ così che facciamo nostri i principi della Convenzione Europea del Paesaggio del Consiglio d’Europa che è il pilastro delle nostre azioni. Anche della campagna che inizia stasera.
Se fossimo in un altro contesto, definirei il paesaggio la biosfera, cioè quella fascia di atmosfera terrestre che contiene la vita e tutto quello che conosciamo. Paesaggio è tutto. Paesaggio è tutti. E come tale la responsabilità delle sue trasformazioni appartiene alla comunità, agli abitanti, a noi.

EST-Urbano vorremmo si sviluppasse attraverso tre azioni: capire, sentire, immaginare. Stasera partiamo dall’azione del capire.
Capire quali sono le tutele che la normativa prevede per questa area della città. Capirne la specificità e l’unicità che vanno di pari passo.
Per aiutarci in questa comprensione, l’Osservatorio ha invitato l’architetto Marina Brustio che è il funzionario di zona per la Soprintendenza e il professor Paolo Castelnovi che ha insegnato pianificazione territoriale al Politecnico di Torino e che ha tra l’altro partecipato alla stesura del Piano Paesaggistico Regionale.

Come vi dicevo, questo non è un convegno. E aggiungo anche un’altra cosa per sgombrare subito il campo da possibili fraintendimenti.
Lo so che viviamo in un’epoca dove si ricorre troppo spesso alle semplificazioni e lo si fa purtroppo non con l’obiettivo di “rendere semplice” ma col risultato di “banalizzare” e di “categorizzare” in un modo che è divisivo e sterile.
Quello che parte stasera vorremo fosse un percorso complesso, aperto e plurale – faticoso, lento ma coraggioso – nel quale l’Osservatorio mette a disposizione la sua esperienza in fatto di approccio metodologico, di contatti, di competenze.
Non è il Comitato del No o il Comitato del Sì.
Noi non vogliamo dire sì o no, perché non è il nostro lavoro.

Noi vorremmo però che i Sì e i No nascessero da un coinvolgimento di tutte le voci che è possibile coinvolgere in questo momento. Che nascessero dalla città, dalle forze creative dei suoi abitanti e dei rappresentanti.

Perché il paesaggio è un po’ come l’aria per la biosfera. Una volta tolto non c’è più alcuna possibilità di recuperarlo. Una volta bruciato è perso per sempre.
Ecco, noi come Osservatorio crediamo che per Biella questa di immaginare il futuro dell’EST-Urbano sia invece un’occasione storica decisiva da non bruciare. Del resto, siamo stati designati città creativa e questo dà a tutti una responsabilità ma anche delle straordinarie opportunità da non sprecare. Grazie a tutti e siete tanti stasera. Tutti portatori di tanti sguardi diversi. Non potremmo cominciare dunque il nostro percorso in un modo migliore».

Presidente-Osservatorio-Biellese-Paesaggio-EST-Urbano-9-febbraio-2022

EST-Urbano Momento Zero 9 – 16 febbraio

Mercoledì 9 febbraio 2022 – 21.00

Dalla Stazione San Paolo all’ex Ospedale: quali sono le tutele che riguardano il sistema EST-Urbano di Biella. E perché si deve parlare di “sistema”?
ONLINE TALK CON
– Paolo Castelnovi,  docente di progettazione urbanistica e pianificazione territoriale al Politecnico di Torino fino al 2012, coordinatore di numerosi strumenti tra cui i PPR del Piemonte e il PTP della Valle d’Aosta.

Marina Brustio, architetto, funzionario di zona per la tutela monumentale e paesaggistica della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Biella, Novara, Vercelli e VCO.

EST-Urbano Momento Zero 9 febbraio – Intervento di Paolo Castelnovi

EST-Urbano Momento Zero 9 febbraio – Intervento Marina Brustio

EST-Urbano Momento Zero 9 febbraio – Q&A e dibattito dopo gli interventi di Brustio e Castelnovi

Mercoledì 16 febbraio 2022 – 21.00

Capire i luoghi del sistema EST-Urbano partendo dalla prospettiva di chi li abita o ci lavora.
Prima tavola rotonda con le associazioni, gli ordini professionali, le organizzazioni di categoria, i cittadini. Sono intervenuti Luca Guzzo (Confederazione Nazionale Artigianato), Angelo Sacco (Confersercenti), Vittorio Porta (Ordine Provinciale degli Architetti), Franco Panuccio (Collegio Costruttori ANCE Biella), Davide Furfaro (delegazione FAI Biella), Nicholas Ferrara (Better Places aps/Spazio Hydro), Mauro Vercellotti (UCID Biella). Inoltre Paola Bacchi ha presentato gli esiti del concorso di idee sull’ex Ospedale realizzato nel 2013 mentre Andrea Polidori, vice presidente dell’Osservatorio, ha parlato dello studio di fattibilità del Parco Fluviale del cui gruppo di lavoro aveva fatto parte. La serata è stata moderata dal professor Paolo Castelnovi.

EST-Urbano Momento Zero 16 febbraio – Il live della Tavola Rotonda

Area via Carso-Cervo a Biella: apriamo uno spazio di riflessione allargata

Trasformazioni urbane e operazioni immobiliari che interessano in particolare quella parte di Biella, compresa tra il torrente Cervo e la via Carso, nella quale si concentrano alcuni dei maggiori “vuoti” dismessi della città: dal complesso delle Pettinature Riunite, all’area degli ex Rivetti, agli stabili del vecchio ospedale.
Ne abbiamo letto sui media locali in questi mesi, abbiamo ascoltato le interessanti riflessioni emerse dalla XV Tavola Rotonda di UCID il 4 dicembre, siamo stati coinvolti e interpellati su questi temi da un gruppo di cittadini che hanno a cuore il futuro della città e che si pongono interrogativi cui, a nostro avviso, è necessario dare risposte.

Le volumetrie dismesse che insistono nell’area tra la via Carso e il Cervo non sono soltanto “scatoloni vuoti” tra i tanti che le crisi dell’ultimo decennio hanno disseminato nelle aree urbane della pianura Padana e nel resto d’Europa. Quei “vuoti” sono anche memoria e identità. Sono una parte dello spazio di vita quotidiano di tante persone che in quella parte di città abitano, lavorano, transitano. Le città sono spazi umani, mondi di relazioni in continua evoluzione. Come organismi viventi le città si trasformano, cercando sempre nuovi equilibri e assumendo forme differenti per adattarsi a un contesto che, come la pandemia ci ha confermato, ha i confini del Pianeta.

Dal nostro punto di osservazione, riteniamo che le trasformazioni del paesaggio non vadano semplicemente “lasciate accadere”, bensì vadano governate con una visione e obiettivi di ampio respiro. Lasciare che sia soltanto il mercato a governare le trasformazioni urbane può rivelarsi una scelta fragile e rischiosa sul lungo periodo.

Basta salire in macchina e percorrere la Trossi per avere sotto gli occhi la conferma dei limiti di questo tipo di approccio.
Quando dieci anni fa gli store sulla statale per Vercelli si moltiplicavano e fiorivano, tutti sarebbero stati pronti a scommettere che quello fosse il modello vincente. Ma è bastata l’onda d’urto di una crisi cominciata in una banca dall’altra parte dell’Oceano a cambiare del tutto le carte in tavola. Oggi la sequela di attività commerciali dismesse lungo la Trossi e le altre strade di accesso a Biella dovrebbe farci riflettere sull’eventualità di reiterare in modo pedissequo scelte delle quali abbiamo già sotto gli occhi la caducità.

L’era dei supermercati del resto sta tramontando negli Stati Uniti, dov’era nata, e non possiamo illuderci che sia eterna in Europa. E’ dunque il momento di sterzare, tutti insieme, verso nuove direzioni.

Per questo l’Osservatorio del Biellese Beni Culturali e Paesaggio si auspica che questa stagione di trasformazioni urbane e operazioni immobiliari diventi un’occasione nella quale la comunità riflette, si interroga e si dà risposte su un’idea di futuro il più condivisa possibile.

L’Osservatorio ritiene pertanto urgente avviare su questi tempi un percorso di confronto ampio e multiforme. Siamo quindi disponibili a proporci come luogo virtuale nel quale tutte le voci che vogliono confrontarsi sulle trasformazioni urbane della città possano avere uno spazio per farlo.

L’Osservatorio mette a disposizione la propria esperienza ventennale e la propria rete di contatti, sollecitando in primo luogo i propri soci a farsi parte attiva nella costruzione di momenti di riflessione condivisa che partiranno già a gennaio con una serie di iniziative di cui daremo presto comunicazione.

Lettera aperta dell’Osservatorio del Biellese Beni Culturali e Paesaggio ai cittadini biellesi, 20 dicembre 2021

Biellese-Salento: esperienze e sguardi a confronto nella Giornata del Paesaggio

Uno sguardo in diagonale, dalle Alpi al Capo d’Otranto, con l’obiettivo comune di parlare di paesaggio e di partecipazione civile nei processi di trasformazione dei luoghi in cui viviamo.

Domenica 14 marzo 2021 nella Giornata Nazionale del Paesaggio, istituita dal MIBAC, abbiamo avuto la gradita opportunità di partecipare al webinar organizzato dai Poli biblio-museali di Lecce, Brindisi e Foggia con Esac Euromediterranean Seascapes Archaelogy Center e Università del Salento all’interno del ciclo “Paesaggi di Puglia. Della natura e delle genti. Dell’antico e dell’oggi”. Il vice presidente dell’OBBCP, Andrea Polidori, ha presentato un intervento sulle esperienze di partecipazione nella riqualificazione del paesaggio nel quale ha evidenziato le buone pratiche emerse durante i laboratori a Magnano e a Muzzano. Il webinar integrale è disponibile sulla pagina Facebook del Museo di Castromediano-Lecce.

Segui, partecipa, cambia

esplorazioni del paesaggio magnano verrone biella

Le grandi trasformazioni cominciano coi piccoli gesti. Se ci tieni all’ambiente in cui vivi, se vorresti poter dire la tua sulle scelte che riguardano l’organizzazione degli spazi nel tuo territorio, se credi che i cambiamenti attorno a te vadano governati e non semplicemente delegati alle “autorità competenti”, unisciti a chi lavora per il paesaggio. Vai alla pagina Sostienici per capire come puoi fare la tua parte. Il paesaggio e l’ambiente coincidono. Ma dentro il paesaggio non c’è solo la natura, ci sei tu.

Periferie e spazi dismessi: quali sfide, quali prospettive

Che cosa rappresenta la periferia oggi? E’ solo un concetto urbanistico o una dimensione sociale e culturale?
Che cosa sta accadendo ai “gusci” vuoti che il precedente paradigma economico ci ha lasciato in eredità? E’ possibile creare un ponte tra questi relitti e le nuove generazioni alla ricerca di spazi per le loro attività?

L’Osservatorio Biellese Beni Culturali e Paesaggio organizza due momenti di incontro, riflessione e dibattito su questi temi che toccano da vicino il Biellese e il suo assetto futuro.

Venerdì 4 ottobre in serata sarà ospite dell’Osservatorio il sociologo e docente universitario Agostino Petrillo, mentre sabato 5 al mattino interverranno l’architetto Roberto Tognetti, coordinatore nazionale di IperPiano, co-autore del libro “Riusiamo l’Italia” e l’urbanista Giovanni Alifredi, coordinatore IperPiano Piemonte e Valle d’Aosta.

Due giornate con un denominatore comune e l’obiettivo di portare elementi nuovi nel dibattito sul presente e sul futuro di Biella. Perché il paesaggio è ovunque e ciascuno di noi è responsabile, per la sua parte, di quello che ne viene fatto.

La periferia nuova. Disuguaglianza, spazi, città
Dibattito col sociologo Agostino Petrillo | Venerdì 4 ottobre | ore 21.00

Riusare il paesaggio o paesaggio del riuso?
Riflessione e discussione con Roberto Tognetti e Giovanni Alifredi |Sabato 5 ottobre | ore 10.00

Entrambi gli eventi si svolgono a Palazzo La Marmora in corso del Piazzo 19 a Biella. Ingresso gratuito.

Una città che educa: utopia possibile

città educante osservatorio biellese paesaggio

Prendere la scuola così come la conosciamo, abbatterne letteralmente le pareti e trasformare la città, i luoghi della vita quotidiana, in spazi educanti a misura di bambini e ragazzi.

E’ stata un’idea rivoluzionaria, dissacrante quella che Giuseppe Campagnoli e Paolo Mottana hanno proposto venerdì 8 marzo durante la serata che li ha visti a Biella ospiti dell’Osservatorio Biellese Beni Culturali e Paesaggio.

Un’idea che ha suscitato molte reazioni nel pubblico, innescando quel dibattito fuori dagli schemi del pensiero tradizionale sull’istituzione scolastica che era il nostro obiettivo come organizzatori.

Campagnoli, architetto ma anche dirigente scolastico, e Mottana, docente di Filosofia dell’Educazione all’Università di Milano Bicocca, hanno presentato il libro “La città educante. Manifesto della educazione diffusa” che è nato negli anni scorsi dal loro incontro attraverso Internet e da una “comune idea di destabilizzazione”.

Da quel volume, pubblicato da Asterios nel 2017, è stato tratto un manifesto di proposte per una scuola alternativa che, come ha spiegato Campagnoli, ha già ottenuto oltre quattrocento sottoscrizioni in Italia e che è diventato ispirazione per progetti territoriali di “superamento” di un modello di istruzione che, secondo gli autori, mostra tutti i suoi limiti.

Prima della serata con l’Osservatorio, Campagnoli e Mottana avevano partecipato nel pomeriggio a una riunione coi docenti, organizzata dalla commissione didattica del liceo Giovanni e Quintino Sella, proprio nella prospettiva di sperimentazioni in tal senso.

Il manifesto della città educante, ha spiegato Campagnoli, investe i campi della pianificazione urbanistica, della riprogettazione degli spazi condivisi del paesaggio in cui viviamo e dal quale, secondo Mottana, «oggi bambini e ragazzi sono spariti perché reclusi, segregati» fisicamente e mentalmente dentro una scuola che «non li lascia essere quello che sono: esseri che si affacciano al mondo» e che «si esprimono con linguaggi che non sono i nostri di adulti». Campagnoli ha parlato di come la città dovrebbe essere «un grande territorio di esperienze» dove bambini e ragazzi si muovono liberi incontrando «adulti che li educano attraverso esperienze adatte a loro», aiutandoli a fare «ciò che ha senso per loro nel momento della vita in cui si trovano». Campagnoli ha parlato di come le scuole, dal punto di vista estetico e funzionale, siano spesso progettate come luoghi di reclusione e di come le si costruisca con in mente una distorta concezione di “sicurezza”.

L’idea di scuola di Campagnoli e Mottana può apparire un’utopia dirompente ma, come ha testimoniato il professor Giuseppe Paschetto, moderatore del dibattito, «si può fare». Ed è stata una testimonianza molto concreta e autorevole, perché Paschetto è oggi l’unico italiano nella lista dei 50 top finalists al Global Teacher Prize, il premio ogni anno assegnato al miglior docente del mondo dalla Varkey Foundation di Londra.

Paschetto ha raccontato dell’esperienza che si sta portando avanti alla scuola media di Veglio, «una piccola scuola nel bosco», dove conta «la felicità interna lorda” degli studenti, dove si sono abbattute le pareti per far lavorare i ragazzi in gruppo, dove gli insegnanti sono prima di tutto facilitatori di esperienze e dove la crescita non si misura coi voti e le verifiche. Un esempio reale, insomma, di come anche il cambiamento di quanto ci sembra immutabile è possibile.

La Carta Nazionale del Paesaggio

E’ stata presentata il 14 marzo 2018, al Ministero per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo,  la Carta Nazionale del Paesaggio, nata come conclusione di un lungo percorso di lavoro e di riflessione racchiuso negli Stati Generali del Paesaggio del 26 e 27 ottobre 2017. La presentazione è coincisa con la seconda Giornata Nazionale del Paesaggio, promossa dall’Osservatorio Nazionale sulla Qualità del Paesaggio.

Carta Nazionale del Paesaggio

La Carta raccoglie e trasforma le numerose e qualificate riflessioni compiute nelle due giornate di lavoro in un programma per il paesaggio e si rivolge a quanti avranno future responsabilità di governo ai diversi livelli istituzionali indicando una strategia nazionale per il paesaggio.
Assumere la qualità del paesaggio come fondamento dello scenario strategico per lo sviluppo dell’Italia, nel mondo contemporaneo ormai globalizzato, è una grande opportunità oltre a essere la risposta necessaria che le istituzioni e la politica dovrebbero assicurare ai cittadini rispetto alla domanda di ambienti di vita quotidiana capaci di contribuire al benessere individuale e collettivo.

I paesaggi italiani costituiscono uno straordinario fattore di identità per i territori e i loro abitanti. Sono infatti un patrimonio nel quale è possibile leggere il succedersi dei secoli, delle civiltà, della storia e quindi lo svolgersi della vita delle comunità, evidente racconto di “chi siamo e chi eravamo”.

Scopo della Carta nazionale del paesaggio, quindi, è indicare una strategia che, dando piena attuazione ai valori fondamentali espressi nell’art. 9 della Costituzione – “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, coniughi tutela e valorizzazione del paesaggio con forme compatibili di sviluppo durevole, equo e diffuso.
Le azioni programmate si riconoscono in diversi nodi operativi:

  • Promuovere, con una visione di lungo periodo, l’attenzione alla qualità del paesaggio in tutte le politiche pubbliche che incidono sul territorio.
  • Assicurare la centralità e la preminenza del Piano paesaggistico come Costituzione del territorio.
  • Promuovere la cultura del paesaggio quale bene comune per la creazione di una coscienza civica diffusa.
  • Promuovere le tematiche del paesaggio nella formazione universitaria e postuniversitaria, e prevedere percorsi di aggiornamento sulle trasformazioni del paesaggio per l’istituzione di figure specialistiche, in particolare per la Pubblica Amministrazione.
  • Assumere la qualità del paesaggio come scenario strategico per lo sviluppo del Paese e promuovere la riqualificazione del paesaggio come strumento per il contrasto al degrado sociale e alla illegalità.
  • Contrastare l’abusivismo.
  • Prevedere politiche e azioni finalizzate alla valorizzazione del paesaggio rurale, agrario, forestale e naturale.

Fonte: comunicato stampa MiBACT, 14 marzo 2018

Paesaggio come teatro, il webgis nelle scuole

progetto didattico osservatorio biellese paesaggio

Uno strumento digitale per una mappa di comunità 2.0 creata dai ragazzi delle medie. E’ stato completato a giugno 2017 il progetto didattico triennale realizzato dalle classi 3A e 3B della scuola secondaria di primo grado “Nino Costa” di Biella Chiavazza (Istituto Comprensivo Biella II) in collaborazione con l’Ecomuseo Valle Elvo e Serra e l’Osservatorio Biellese Beni Culturali e Paesaggio per il trasferimento e la pubblicazione delle esperienze sul paesaggio su un supporto webgis.

L’attività, che rientrava nel progetto Interreg Paesaggio Condiviso, è stato curato dal professor Alberto Zola, con Giuseppe Pidello, Luca Bergero e Alessandro Pastore. Supporto informatico di Micromega Studio, gruppo NetBI.

Ex Manifattura Tabacchi Firenze: rigenerazione urbana senza GDO

Un’area industriale dismessa dieci volte più grande dei Lanifici Rivetti è in corso di rigenerazione dentro la città di Firenze. Siamo andati a vedere come sta prendendo vita quel progetto e, come già è stato per il Museo del Tessuto di Prato, abbiamo cercato di capire quali buone pratiche può insegnarci.

Partiamo dal plastico

La Manifattura Tabacchi è un complesso immobiliare che si estende su 100.000 metri quadrati, comprendendo anche le aree esterne. É un complesso di più edifici, di diverse metrature, con diverse funzioni originarie, diverse forme e altezze. Sotto a tutta la superficie edificata, c’è un corrispondente piano interrato utile per dare servizi ai piani fuoriterra, non adatto però a parcheggi. Il complesso è stato ricostruito in un plastico che si trova in un’area dell’edificio e che è molto utile per comprenderne la vastità e complessità.

Un po’ di storia

La Manifattura Tabacchi è una proprietà dello Stato e passa nelle mani di Cassa Depositi e Prestiti dopo la chiusura nel 2002. Cassa Depositi e Prestiti nel 2016-17 vende una quota a un Fondo Pensione Inglese (Gruppo Aermont) che entra quindi nella compagine proprietaria. Determinante, per gli investitori, è stata la presenza di una metropolitana leggera con fermata “Manifattura Tabacchi”.
Nel 2017 Aermont coinvolge Agenzia Lama Impresa Sociale per un primo riuso temporaneo del cortile e comincia lo studio di un progetto di recupero complessivo.
Nel 2018 il riuso temporaneo si estende a una porzione di edificio tanto che, per renderlo possibile, si stipula con il Comune di Firenze un patto di collaborazione che riconosce l’interesse pubblico dell’edificio.
Nel marzo 2023 verrà inaugurata una prima porzione di riuso definitivo: la factory.
Le due ali al piano terra sono destinate a un uso commerciale ma gli investitori inglesi hanno posto le condizioni affinché non si tratti di insediamenti di Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e Fast Fashion. I piani superiori sono destinati invece al terziario mentre il corpo centrale è un Polo Culturale con un bellissimo tetto giardino.

Il progetto pilota

Sono passati vent’anni dalla dismissione delle attività della Manifattura quando si decide di recuperare e riqualificare la struttura. L’iniziativa è totalmente in capo ai proprietari. Il Fondo Inglese ha l’intuizione di creare un progetto pilota all’interno del cantiere, per anticipare quel che sarà, non con semplici campagne di comunicazione, ma con un vero e proprio prototipo. Sono dunque direttamente gli inglesi che fanno scouting a Firenze e contattano Agenzia Lama che stava già gestendo l’ImpactHub aperto in un’altra zona della città.
Nell’estate del 2018, Agenzia Lama ha a disposizione solo uno dei cortili interni della struttura e qui comincia ad allestire un riuso temporaneo, con bar all’aperto, eventi musicali, animazione varia per tutta l’estate che punta a coinvolgere gli abitanti del quartiere e a far conoscere la Manifattura.

La manifattura è in periferia

L’immobile, come abbiamo constatato raggiungendolo a piedi dal centro, è piuttosto defilato e non era particolarmente conosciuto dal resto dei fiorentini. Non c’erano stati nel passato molti progetti di riqualificazione su questo spazio, a differenza di altri immobili in città che avevano attratto maggior interesse. L’attività di Agenzia Lama quindi è servita e sta servendo anche ad attirare l’attenzione della popolazione sulle potenzialità di quell’area in quanto bene comune.

La cena con gli ex dipendenti

La primissima iniziativa che Agenzia Lama mette in atto è una cena nel cortile dello stabilimento alla quale invitano tutti gli ex-dipendenti e con loro, prima di cena, fanno un giro all’interno dello stabile per poi raccogliere racconti e memorie. Di nuovo, come già al Museo del Tessuto di Prato, torna anche stavolta il tema del recupero della memoria dal basso, andando a toccare le corde emotive delle persone.

Il riuso si amplia

Tramite un contratto di comodato in essere dal 2018, l’area destinata al riuso temporaneo si amplia e vengono dati ad Agenzia Lama anche alcuni spazi al chiuso, oltre a un altro cortile. Con il supporto diretto di Manifattura Tabacchi, la joint-venture CDP-Aermont e lo studio di architettura Obic, nel giro di tre mesi Agenzia Lama ha sistemato i locali in modo che fossero abitabili, facendo interventi minimi di messa in sicurezza (impianti elettrici, servizi, pulizia..) reclutando un bar, alcune aziende e artigiani che hanno insediato i propri uffici e laboratori negli spazi dello stabile. Il bar è un locale grande, aperto tutti i giorni, molto utilizzato. Gli spazi per le aziende sono essenziali ma funzionali. Lo stabile è molto vissuto soprattutto nei mesi primaverili ed estivi, quando si può accedere all’area esterna, dove hanno allestito un giardino «terzo paesaggio», un’area skate e tavoli. Secondo quanto ci hanno raccontato, gli spazi utili già in uso sono popolari soprattutto tra gli studenti del POLIMODA (600 persone) e dell’Accademia Belle Arti (100 studenti). Per la programmazione estiva, al bar in funzione permanentemente si aggiunge un secondo bar dedicato alla movida serale. Ci rendiamo conto che il tema della ristorazione/somministrazione è focale in un processo di rigenerazione. E’ l’embrione intorno a cui costruire il più grande (o il più piccolo) dei progetti.

Quante persone frequentano oggi la Manifattura

Usando un’applicazione che sfrutta il bluetooth dei cellulari senza tracciamento, si è stati in grado di contare il numero di persone (cioè di telefonini con bluetooth attivo) che entrano nello stabile: nel 2022 sono stati 120.000 cellulari diversi, che significa un maggior numero di persone, e moltissimi passaggi perché le stesse persone ci possono tornare molte volte ma vengono di fatte contate solo una volta. Nel 2019, in periodo pre-pandemia, si erano toccate punte di 150.000 passaggi.

La mediazione con i cittadini

La mediazione con gli abitanti dello spazio e del quartiere è stata svolta da Agenzia Lama, in quanto gestore delle attività temporanee, sia da una struttura specializzata assunta direttamente dalla proprietà, che ha messo al centro l’attività di incontro e confronto con il quartiere della gestione del progetto di riqualificazione.
I parcheggi saranno tutti interrati. E’ previsto un parcheggio di 4 piani, creato ex-novo per esplicita volontà degli inglesi che hanno detto: no macchine a raso, e una buona parte di questi spazi saranno pubblici. Paradossalmente, questo è stato un altro punto su cui mediare con la popolazione, che ben felice di avere nuovi parcheggi, li voleva però comodamente a cielo aperto, magari anche perché percepiti come più sicuri di quelli interrati. L’Agenzia si trova inoltre nella difficile situazione di dover mediare tra tutti: attuali inquilini del riuso temporaneo e proprietà, che dovranno abbandonare l’attuale location per trasferirsi nella nuova factory, dove però gli affitti raddoppiano (prezzi li fa la proprietà), con la conseguenza che alcuni abbandoneranno la manifattura; amministrazione pubblica che dovrà formalmente gestire gli spazi pubblici (biblioteca, museo); abitanti del quartiere.

Il progetto di CDP e Aermont

Nel frattempo CDP e il Fondo Inglese procedono autonomamente sulla progettazione della struttura nel suo complesso, dove immaginano molteplici funzioni: una parte di factory, cioè area dove insediare laboratori, una parte pubblica dove insediare una biblioteca e un museo, una parte commerciale (no GDO e fast-fashion), una parte residenziale di target medio-basso (affitti a canone concordato), una parte residenziale di target alto (loft venduti tra i 200mila e il milione di euro), uno studentato.

Il confronto con il prototipo di Agenzia Lama impatta il progetto finale

La presenza del prototipo di Agenzia Lama è molto utile anche ai progettisti, che in corso d’opera modificano alcuni aspetti sulla base dell’esperienza in corso e del confronto con il gruppo di Agenzia Lama: per esempio gli spazi aperti, che prima erano in parte destinati a diventare cortili privati degli immobili residenziali. Sulla base dell’esperienza temporanea e del successo avuto in città, la proprietà sta considerando di lasciare pubblici e aperti i giardini in cui finora si sono svolte le attività temporanee.
A marzo verrà inaugurato un primo lotto di recupero definitivo, la parte di factory e di uffici, all’interno della quale la porzione pubblica rimarrà in capo alla gestione di Agenzia Lama.

Loft esclusivi: i pro e contro della «gentrification»

Gli abitanti del quartiere, che vedono di buon occhio, se non con entusiasmo l’attuale progetto, guardano con sospetto ai loft venduti tra i 7000 e i 9000 euro/mq (per metà già assegnati, anche se ancora in costruzione), chiedendosi: ci sarà ancora spazio per noi?
É il tema della «gentrification». Il quartiere attorno alle manifatture è popolare, molto carino, ma semplice, un vecchio complesso operaio di ex dipendenti. Il tema è ben chiaro ad Agenzia Lama che lo ha sottoposto a Aermont e CDP, convinta che, solo attirando anche quel tipo di target il progetto complessivo (laboratori artigiani, negozi di prodotti slow e biologici ecc) sarebbe stato sostenibile. Il punto è sicuramente interessante, anche perché i loft – che oscillano tra i 200mila e il milione di euro – dovrebbero essere adiacenti a un palazzo di edilizia sociale, e affacciarsi su un cortile destinato a essere molto animato per buona parte dell’anno. Si riuscirà a tenere tutto insieme o qualcosa sarà sacrificato? Questo è un aspetto molto interessante da monitorare.

Le obiezioni di Italia Nostra

Il palazzo di edilizia popolare potrebbe essere il primo a essere sottoposto revisione, perché sarà un edificio di nuova costruzione e c’è una vertenza di Italia Nostra che lo ritiene dannoso per lo skyline complessivo dell’area. Non abbiamo visto rendering, quindi difficile giudicarne l’impatto.

Il collegamento con il centro

La localizzazione della Manifattura Tabacchi è periferica rispetto alla città, ma comodamente raggiungibile già ora con un bus che porta dritto alla stazione di Santa Maria Novella in 15 minuti. Inoltre sarà attivata una nuova linea di tram che fermerà proprio all’ingresso della struttura. Pare che questo elemento di collegamento più agevole con il centro sia stato decisivo per convincere il Fondo Inglese a entrare nell’investimento. La prima cosa che Agenzia Lama ha chiesto rispetto a Biella è stato: come funzionano i collegamenti?

Lesson learnt – Che cosa abbiamo imparato

  • Sono cruciali il coinvolgimento degli abitanti, il percorso di riattualizzazione della memoria ma anche la localizzazione degli spazi e la convivenza tra funzioni e target diversi.
  • Ciò che può sembrare una scelta “virtuosa” può rivelarsi sorprendentemente un elemento di conflitto come insegna la storia dei parcheggi a raso vs parcheggi interrati. Esistono visioni della città diverse e percezioni che vanno mediate. Il conflitto può nascondersi nei dettagli, anche laddove non ce lo si aspetta.
  • Secondo l’esperienza di Agenzia Lama il recupero di un vuoto dovrebbe puntare su due macro categorie: residenza e destinazioni sociali. All’interno dell’ultima categoria rientrano sia attività ricreative, sia culturali, sia produttive o una miscela di queste. Bisogna capire qual è il mix che può funzionare.

Il Museo del Tessuto a Prato: come è nato, che cosa può insegnare a Biella

Un museo che racconta la storia di un distretto industriale del tessile italiano. A Biella se ne parla da molto tempo. A Prato l’hanno già fatto e noi dell’Osservatorio siamo andati a visitarlo nel gennaio 2023.

Il Museo nasce dalla donazione di una collezione di oltre 600 frammenti di tessuti antichi (secc. XV-XVIII) che l’imprenditore Loriano Bertini regalò all’Istituto Buzzi nel 1975 con l’obiettivo che il patrimonio storico servisse di ispirazione creativa agli studenti e ai disegnatori tessili. Il museo poi ha incamerato le raccolte già presenti nella scuola dei libri campionario delle aziende storiche del territorio (secc. XIX/XX), generando un filone tematico che nel tempo si è arricchito grazie alle donazioni delle aziende.
La dotazione del Museo si è dunque generata nel tempo perché i pratesi hanno cominciato a tirare fuori da cassetti, armadi e cantine foto, pezze, campionari, documenti, macchinari…
Questo ci insegna quanto sia significativo – se si vuole fare un percorso autentico di riconoscimento -> memoria -> identità – operare in modo maieutico con gli abitanti, così che si sentano parte della storia raccontata. E’ importante inoltre non avere fretta, perché i tempi possono essere lunghi, anche molto lunghi. Un elemento, quello del tempo, che abbiamo già constatato nell’esperienza di Ivrea rispetto al tema dell’ex insediamento Olivetti.

Il museo è gestito da una fondazione che include il Comune di Prato, l’Unione Industriale Pratese, la Provincia di Prato, la Camera di Commercio e la banca Cariprato.
I lavori di restauro sono stati finanziati con fondi regionali ed europei.
Il primo passo che ha messo le basi per la realizzazione del recupero è stata la salvaguardia dell’immobile inserita nel Piano Regolatore Generale cittadino. Anche questo è un elemento comune con l’esperienza di Ivrea.
I proprietari originari dell’ex Cimatoria Campolmi, sede del Museo, avevano presentato una proposta di trasformazione radicale dell’immobile, che però fu rigettata dal Comune, il quale poi acquisì l’immobile.
La fabbrica Campolmi aveva chiuso definitivamente i battenti nel 1992 e il museo è stato aperto dieci anni dopo, nel 2002.
Questo ci insegna che il pubblico ha sempre un ruolo decisivo, non subordinato al privato e nemmeno paritario bensì superiore; un ruolo sovraordinato di indirizzo e visione strategica.
L’esperienza pratese dimostra poi che la partecipazione di fondi e istanze private, che provengono dall’alto (ex proprietari, associazioni organizzate) o dal basso (semplici cittadini) è necessaria così come lo è la capacità di arrivare, in modo corale, all’obiettivo finale. Se però le spinte provenienti dalla società civile non vengono colte dall’amministrazione pubblica che le traduce in norme – piani regolatori – e in progettualità complessiva, non si arriva in fondo al processo. Come Ivrea, anche Prato insegna inoltre che un riconoscimento del valore “alto”, oggettivo dell’insediamento in questione è una premessa utilissima e fondamentale nel definirne le funzioni e le tutele.

Il recupero dell’ex Cimatoria Campolmi di Prato ha portato, oltre all’allestimento del Museo del Tessuto, anche all’insediamento della biblioteca comunale – aperta anche la domenica pomeriggio e molto frequentata dagli studenti – con un bar adiacente, utilizzato anche come spazio di coworking, anch’esso popolato soprattutto da un target giovane.
Da notare che Prato non è Firenze, il centro cittadino alle 13 di una domenica di gennaio era assolutamente deserto ma il Museo rappresenta comunque un catalizzatore, anche e soprattutto per la comunità locale.
Nel Museo è presente inoltre un centro studi & ricerca sui tessuti storici. Questo ci insegna che la memoria da sola non basta, ma costituisce il pretesto per guardare a qualcosa di nuovo.

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Njumero di visitatori al Museo del Tessuto.
Fonte: Rapporto Musei 2022 – Regione Toscana – https://www.regione.toscana.it/documents/10180/25323100/Rapporto%20Musei%202022.pdf/d263f911-3a60-d35f-6971-630691eaf3ba

Ci ha accompagnato nel Museo una giovane guida molto brava, la visita ha avuto molti punti dove poter sperimentare l’esperienza tattile. La collezione non è molto grande, sono di fatto due gallerie più quella dell’esposizioni temporanee. E’ incentrata soprattutto sul tema delle materie prime della filiera tessile (naturali – artificiali – sintetiche) molto ben illustrato e poi sulla storia del distretto, con particolare focus sul tema del riutilizzo della Lana.
Insomma, resta molto altro da raccontare sul tema dunque non ha senso dire «il museo ce lo ha già Prato non ha senso farne un doppione». Perché, per molti motivi, doppione non sarebbe. Un museo del tessile a Biella sarebbe semmai un altro punto di vista e anche una storia più ampia e articolata da raccontare.

Dalla visita e dall’incontro con i pratesi si percepiscono lo sforzo e la volontà di far sentire il Museo del Tessuto un progetto di tutti e per tutti gli abitanti della provincia. Una popolazione che, come per Biella, ha praticamente in ogni famiglia qualcuno che lavora o ha lavorato nella filiera tessile. Una campagna di affissioni trasmette a nostro avviso molto bene questo senso di “bene comune” del Museo rispetto alla città.
Per informazioni e per pianificare una visita vi rimandiamo alle informazioni sul sito web ufficiale del Museo.



Vi sono occasioni e vicende che hanno il pregio di meglio rappresentare la volontà, oserei dire la caparbietà, di una comunità di proiettare oltre il suo spazio ed il proprio tempo l’essenza stessa della propria identità, in una parola i caratteri fondanti che la contraddistinguono rispetto alle altre.
Vi sono poi situazioni che meglio di altre consentono ad una Amministrazione, ai suoi rappresentanti, di interpretare in modo più diretto e compiuto questa stessa volontà.
Il recupero di un reperto particolarmente significativo di architettura del lavoro, la consegna alla città di uno dei manufatti più importanti dell›archeologia industriale pratese, anche in ragione della sua ubicazione nel centro della città, la realizzazione in esso del Museo del Tessuto, condensa in sé queste caratteristiche dai preminenti connotati simbolici e a forte valenza di immagine.

Alfio Pratesi, assessore all’urbanistica e attuazione prg, nella prefazione al libro che racconta il recupero dell’ex Cimatoria Campolmi, sede del Museo di Prato

Lesson learnt – Che cosa abbiamo imparato

  • Un percorso di riconoscimento, memoria, identità che coinvolga gli abitanti è parte essenziale del processo di riqualificazione dei luoghi.
  • L’amministrazione pubblica ha un ruolo, non derogabile ad alcuno, di indirizzo e pianificazione strategica, sovroardinato anche rispetto alla componente privata.
  • Strumenti urbanistici che tutelino gli oggetti urbani e ne individuino le funzioni sono premesse fondanti e fondamentali per un recupero di valore del “bene comune” contenuto in quelle aree.
  • La rigenerazione di un luogo dismesso può avere tempi molto lunghi, nell’ordine di decenni. Ci sono molti esempi che fanno ipotizzare che la dimensione di questi processi sia “normalmente” di lunga gittata.
  • Quando si parla di grandi complessi industriali dismessi, inseriti in un contesto urbano, non si può semplicemente classificarli come “privati” e delegare quindi all’iniziativa privata ogni scelta sul loro utilizzo. Esiste comunque una dimensione di “bene comune” e di “interesse pubblico” che va individuata e salvaguardata a beneficio della collettività.